domenica 9 settembre 2018

Giro del Monviso 2.0 (... Orario ...)

Val Varaita

Il giro intorno al Gigante di Pietra, in bici ed in giornata; sicuramente un'avventura che un amante del cicloalpinismo non può negarsi, almeno una volta nella sua “carriera”. La pianificazione dell’itinerario per noi è leggermente più complicata: alcuni hanno già effettuato questa impresa e al fine di "ingaggiare" il gruppo è quindi necessario trovare delle varianti da condire con un po’ di "verve cicloalpinistica". Quindi partenza dalla Val Varaita invece della valle Pò e verso del giro opposto a quello precedentemente descritto (vedi Giro del Monviso ... antiorario); inutile ribadire che si tratta di un giro monumentale sia per fatica e impegno, ma soprattutto per panorami, per l’ambienti selvaggi e per le magnifiche linee di discesa. Importante: da effettuarsi in buona compagnia! 
Marco 
... Giro del Monviso 2.0 ...

Convergiamo da svariate località del nord Italia (Genova, Savona, Ormea, Cuneo, Borgo S.D) ore 7.00 a Castello di Pontechianale, presso il Rifugio Alevè (1580 m), che apre esattamente al momento del nostro arrivo, ci concediamo ancora qualche consultazione sulla fattibilità della nostra idea durante la colazione. Vogliamo percorrere il giro del Monviso in giornata partendo dalla Val Varaita, ma occorre studiare il modo di effettuare un “taglio alto”, superato il Buco di Viso, o prima, in modo da limitare il dislivello e non correre il rischio di farci sorprendere dal buio. Partiamo, con le idee non chiarissime, e il morale alto, in direzione del Rifugio Vallanta.
... risalendo il vallone di Vallanta ...
Alla partenza il cielo è terso e qualche stella lascia il passo all’alba: le previsioni però non ci rasserenano in quanto la probabilità di incappare in piogge e temporali pomeridiani è altissima. Visti i numerosi rifugi previsti sul nostro sentiero, procediamo spediti. La strada che conduce al primo di questi, appena stacca dal parcheggio, non concede alle gambe di riscaldarsi a dovere: le pendenze sono davvero estreme e nonostante il fondo scorrevole siamo costretti ad alternare qualche tratto a spinta sulle rampe più dure.
... bici in spalla e Re di Pietra sopra la testa ... 
Mano a mano che si sale incontriamo tratti che spianano: il sole abbraccia le cime che contornano il vallone del Vallanta, Tre Chiosis e Losetta a sinistra, meta di altre nostre escursioni, mentre a destra mostra il suo imponente profilo il Viso di Vallanta che nasconde la “vera” vetta del Monviso. Inutile dire che lo spettacolo è come sempre catartico. In un paio d’ore di marcia raggiungiamo il rifugio dove ci concediamo una prima breve sosta.
... Lago e Rifugio Vallanta ... 
Altro scambio di opinioni sentieristiche tra Bobo e il rifugista, in cui lo sento parlare di catene, scalini, corde doppie da 20 m (!) per superare alcuni valichi (non sarà che vogliamo passare dal passo delle due dita o il colle delle Cadreghe il cui intaglio, visibile nel profilo delle montagne, è lì sopra di noi?). Fortunatamente (... per ora ...) decidiamo di procedere fino al Refuge du Viso, e poi verso il Buco di Viso, dal sentiero tradizionale.
... Passo di Vallanta, ci siamo quasi!
Passato il rifugio ogni velleità di utilizzare la trasmissione della bici è abbandonata: il portage, comodo e risoluto, è affrancato dalla meravigliosa vista sulla parete Ovest del Monviso (peraltro striata di nevi recenti) che ci accompagna per tutto il tratto. Senza intoppi raggiungiamo il passo di Vallanta. Il primo tratto di discesa verso il Refuge du Viso è una incognita di cui scopriremo presto la percorribilità.
... immersi in un mare di rocce ... 
Dopo una iniziale rampa in cui si riesce più o meno a galleggiare su una distesa di massi, quando questi si fanno più grandi e smossi siamo costretti a scendere dalla bici. Il tratto non è entusiasmante, anche se quasi tutti ci ostiniamo a tentare di stare in sella anche nei punti più travagliati, e devo dire con buoni risultati! Superata la prima ripida pietraia il vallone spiana in una cornice da sogno, sembra di essere dentro le pagine del Signore degli Anelli per la vastità e bellezza dei colori e degli spazi, e il rifugio è a portata di pedale al margine di una pianura dorata.
... la magia della regione del Queyras ...
Ed eccoci al Refuge du Viso: sembra proprio che oggi siamo gli unici a girare in questa zona in quanto ci viene negata la preparazione di qualche panino per assenza di materie prime ... mah! Da genovese, abituato ad una certa accoglienza, non resto particolarmente turbato e nemmeno la nostra compagine, che si limita a razziare e condividere le scorte alimentari dagli zaini. Soste sempre brevi: la giornata è ancora lunghissima e molte le incognite. Escludiamo di traversare lungo il Colle del Porco, non tanto per i tratti attrezzati con corde fisse quanto per la probabile totale inciclabilità. Iniziamo a risalire verso il Buco di Viso, prima mettendo a dura prova le gambe su una mega rampa erbosa e pedalabile, e poi con il consueto trasporto a spalle. Il passo è davvero celere, forse troppo! Inizio a dubitare di riuscire a star dietro a questi scalmanati!
... il Viso ci guarda sempre ... 
Dosando le forze procedo con cautela: la salita è accompagnata dall’eco di uno schiamazzo continuo e lassù, al Buco di Viso, sembra schierato un esercito di escursionisti. All’improvviso sento il fragore in lontananza di applauso partecipato ... raggiungendo per ultimo il gruppo vengo a sapere che l’applauso era nostro, agli impavidi biker con le bici plasmate sulla schiena, ma soprattutto per Chiara, che porta alto il valore del cicloalpinismo al femminile che conta davvero poche frequentazioni ... brava Chiara!
... scalata al Buco di Viso ... 
Le sorprese non sono finite in quanto scopriamo che Bobo e Chiara, gli unici di noi a sapere che Flavio oggi compie 40 (!!!) anni, hanno aggiunto al loro notevole carico una bottiglia di birra e un’abbondante dose di crostata, e così, come ad una festa di compleanno, brindisi, cori e torta mentre gli escursionisti ci fanno il controcanto su “... tanti auguri a te ...” ... mancava solo che mi portassi la chitarra e il quadretto sarebbe stato perfetto!
... 40 !!! Festone!!!
Ma è il momento di andare, anche perché è risaputo che non amiamo i luoghi in montagna affollati e sicuramente il Buco di Viso (2882 m) è uno di questi. Accendiamo un paio di inutili torce per attraversare la galleria: il percorso è molto breve ma le suggestioni tante ... c’è tra noi chi sostiene sia lungo 600 m! In realtà si tratta solo di 75 mt e in tre minuti scarsi siamo dall’altro lato, versante Pian del Re e purtroppo constatiamo che le nubi sono arrivate, coprendo le cime con il loro presagio di pioggia.
... discesa delle sulla militare delle Traversette ...
Puntiamo verso Pian del Re facendo attenzione a non scendere troppo per intercettare il “sentiero del postino”. A un primo interessante passaggio tecnico (T4) segue una bella serie di tornanti mai troppo difficili, davvero godibili, e poi un traverso che ci trasferisce ad intercettare il succitato sentiero. Questo ci permette di non perdere troppa quota, anche se un passaggio di catene e gradini metallici ci costringe a complicati passamano per trasbordare le bici.
... "Sentiero del Postino" ...
Nulla di terribile! Superato il tratto ferrato ci ritroviamo ad un bivio che potrebbe segnare le sorti della giornata: ridiscendere verso Pian del Re o risalire in direzione del rifugio Giacoletti? L’incrocio provvidenziale con un escursionista, che ci descrive, verso questa seconda ipotesi, una salita non terribile e una discesa fattibile ci convince all’ammutinamento: saliamo! In effetti, anche se il primo tratto è piuttosto complicato perché ripido e con roccette, la risalita è piuttosto veloce e in men che non si dica ci ritroviamo, progredendo in una nebbia insistente, fino al Rifugio Giacoletti (2741 m).
... Rifugio Vitale Giacoletti ... 
Il tempo è tiranno e il rifugio Sella, ultima nostra tappa prima dello strappo finale, è lontano quindi decidiamo di procedere spediti, fermandoci giusto il tempo per consumare le ultime barrette energetiche. Qualche goccia d’acqua inizia a piangerci addosso, ma nulla di preoccupante: nonostante la nebbia, e panorami che possiamo solo immaginare, l’ambiente è suggestivo e ameno.
... lo spettacolare sentiero V14 ...
Iniziamo la discesa sul sentiero V14 con vista del lago Superiore e Lausetto, che è pittoresca e non presenta difficoltà tecniche particolari, purtroppo possiamo solo immaginare le cime che contornano questo luogo, ma possiamo goderci le discese che hanno il giusto grado tecnico e una ciclabilità tale da non rallentare la nostra marcia. Intercettiamo il sentiero V14 che dopo un lungo traverso sempre pedalabile ci permette di veder spuntare dalle nebbie scozzesi la conca del lago grande di Viso. Con un'accelerata arranchiamo fino al Colle di Viso (2650 m) e in breve raggiungiamo l'ultimo rifugio di giornata, il Quintino Sella (2640 m). Questa volta ci concediamo ben 10 minuti di pausa prima di ripartire….
... Lago Grande di Viso e Rif. Sella ... 
La nostra coloratissima carovana procede per il sentiero U10 che costeggia il lago sulla sua sponda sinistra per poi procedere su un lunghissimo traverso fino al Passo Gallarino (2739 m) quasi interamente pedalabile; poi, dopo un ultimo ripido strappo in salita che ci costringe ad un inevitabile (ma breve) portage, all’ultimo valico della giornata, il Passo San Chiaffredo (2764 m) ... mai mollare!
Abbiamo circa un’ora e mezza di luce e ci aspettano 1200 m di discesa (già descritta vedi Punta Malta), sicuramente non di quelle che ti permettono di mollare i freni e arrivare in 20 minuti alla fine.
... tra caratterestici ciaperet del Passo San Chiaffredo ...
La stanchezza è molta e la lucidità nei tratti tecnici tende a diminuire; ragione per la quale abbiamo voluto riservarci il giusto tempo per goderci questa ultima tappa. Si parte! Il primo tratto è abbastanza tecnico (T4) con tratti complicati dal brecciolino che ci obbliga a lunghi galleggiamenti i quali mettono alla prova nervi, lucidità e braccia. Siamo comunque galvanizzati dalla bellezza dei paesaggi e di questo sentiero che ci permetterà il 99.9% di ciclabilità. In alto, le Ale Lunghe spuntano dalle nuvole con il loro singolare profilo, illuminate in controluce dall’ultima debole luce del giorno; è una apparizione maestosa che ci porta ad un’estasi quasi mistica, al privilegio di vivere una avventura come questa. Più in basso, quando i paesaggi rocciosi e severi in quota lasciano il passo alle pinete, il fondo migliora ma non lascia mai il tempo alla distrazione: passaggi e curve tecniche si susseguono infiniti attraversando un terreno compatto cosparso di ostacoli fissi, rocce e radici.
... discesa dal vallone delle Giargiatte ...
Il silenzio, a quest’ora della sera, è totale nel momento in cui ci si ferma per riprendere fiato. Questa discesa interminabile ci riporta, più in basso, a intercettare il sentiero di salita ovvero la pista che sale al Vallanta. Sono gli ultimi 300 m di dislivello che percorriamo, esausti ma felici, con andatura decisamente spedita. Siamo dalle nostre auto esattamente 12 ore dopo la nostra partenza.
Un percorso consigliatissimo anche se sono evidenti le raccomandazioni: percorrerlo in una condizione meteo, fisica e mentale ottimale e prendersi il giusto tempo (piuttosto fermandosi ad un rifugio e percorrerlo in due giorni). Meglio non da soli, salvo una altissima motivazione, fosse solo per il passaggio di catene e gradini sul sentiero del postino che si risolve facilmente passandosi le bici.
Marco
Per scaricare la traccia GPS (in formato GPX) e vedere la mappa del percorso clicca su:

Dati del giro:

Castello di Pontechianale – Vallone del Vallanta – Rif. Vallanta – Passo Vallanta – Rifugio di Viso – Buco di Viso – Sentiero del Postino  – Rifugio Giacoletti – Colle del Viso - Rif. Quintino Sella – Passo Gallarino – Passo San Chiaffredo

Quota di partenza: 1580 m (Rifugio Alevè)

Quota max: 2882 m (Buco di Viso)

Dislivello: 2750 m


Ciclabilità in salita: 35%

Ciclabilità in discesa: 90%

Difficoltà: BC+(n.c.)/EC
                 M4-T4(T6)-E3

Sviluppo: 40 km

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